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Gli ultimi messaggi del Forum

Cristallo di rocca - Adalbert Stifter

Se durasse la metà, e se non si rivolgesse al lettore come a un minus habens, poteva venire fuori un grande racconto allegorico. Invece la storia dei due bambini (fratello e sorellina) che si perdono nella neve in alta montagna la vigilia di Natale e, passando la notte in una cavità del ghiacciaio hanno una sorta di visione mistica, viene strattonata dall'autore per farne una vicenda realistica, con descrizioni e spiegazioni lunghe, lunghe, lunghe - il risultato è irrisolto: l'Ottocento minore, o minimo, riguarda certo gli studiosi, ma risulta stopposo al gusto. Il cristallo di rocca è un tipo di quarzo, ma il titolo allude al ghiaccio - forse con un'ulteriore allusione alle qualità "magiche" tradizionalmente attribuite al minerale? Mah, questa dimensione tra fiabesca ed esoterica meritava ben altro trattamento.

Monte Ignoso - Paola Masino

Drammone (1931) a tinte foschissime (Emma, moglie insoddisfatta che tradisce l'inadeguato marito Giovanni con lo stalliere; Giovanni, cornuto ignaro e presunto pazzo che contribuisce, insieme a Emma, alla morte della figlioletta Barbara - e quando Emma furente gli sbatte in faccia il tradimento la strangola) apprezzato, per la trama e solo per la trama, da Gadda. L'autrice giovanissima tuttavia controlla molto male i suoi strumenti espressivi e il risultato, che vorrebbe esser tragico, risulta al più melodrammatico, e assai passé. Eccessi di deliri, spunti surreali, antropomorfizzazioni del mondo naturale (alberi, monti...). Si legge ancora, sì, ma con una certa fatica. E alla fine resta l'impressione di una scrittrice che non era così imprescindibile recuperare.

Il santo - Marco Travaglio

“Un santo” è la cronistoria del berlusconismo, riportata chiara e dettagliata, con i riferimenti specifici, compreso 72 pagine di intercettazioni. Lo stile è giornalistico, non è un romanzo.
Alcune cose le conoscevo, altre no; tutte fondamentali per interpretare meglio la politica attuale in Italia.

Ora che ho incontrato te - Rosario Pellecchia

Primo libro che ho letto dalla lista sui miei scaffali "libri adocchiati". È iniziata proprio così: ho notato sullo scaffale la copertina con la figura del tipico Westfalia anni '70. Ho letto il riassunto e mi ha catturata dalle prime righe. Ho divorato queste pagine in 10 giorni e la storia mi ha emozionata moltissimo.
Se dovessi descrivere questa storia con tre parole, direi "avventura", "adrenalina" e "musica".
Questa lettura mi ha presa non solo per la storia in sé, ma anche dalle scene descritte. La scrittura è stata molto scorrevole e semplice: in un batter di ciglio ti ritrovi a leggere la duecentesima pagina.
Lo consiglio per chi ama storie con protagonisti che salgono su un veicolo (che sia uno Chevy Van degli anni '90, o che sia il tipico camper che si vede nei film o un'auto moderna) e qualunque sia la loro posizione sociale, partono all'avventura.
Ho amato questo libro proprio per l'idea: punti il dito a caso sul mappamondo e quella sarà la tua destinazione e il giorno dopo parti per l'ignoto lasciandoti tutti i problemi alle spalle senza nemmeno un avviso.
(Piccolo appunto personale. Mentre leggevo, m'immaginavo in un possibile adattamento cinematografico, Lorenzo Malteni interpretato da Paul Giamatti, Ashley Keiko nel ruolo di Zoe Harris e Morgan Freeman nei panni del nonno Joe. Se ciò dovesse accadere, spero soltanto di sbagliarmi ad aver indovinato l'attore che interpreterà Lorenzo.)

L'esiliato - Erik Kriek

Il racconto a fumetti “L'esiliato”, di Erik Kriek (Edizioni Eris) mi è piaciuto molto. Anche se, volutamente, non molto raffinato nel tratto di disegno, rende splendidamente le atmosfere dei paesaggi scandinavi e islandesi che fanno da sfondo alla storia di Hallstein Thordson, un "norreno" islandese del X secolo che, in seguito a fatti "violenti", viene esiliato dalla sua comunità. Il termine "norreno" definiva un appartenente ai popoli scandinavi durante l'alto medioevo (dal VI al XI secolo), venivano anche chiamati “vichinghi” quando si dedicavano all'attività, per loro consueta ai fini “reddituali”, del saccheggio o della guerra mercenaria.
La narrazione della vicenda mette bene in evidenza le consuetudini e le leggi che governavano la vita quotidiana di queste antiche genti europee, con le molte difficoltà che potevano vivere quotidianamente. A questo riguardo è importante ricordare le importanti similitudini riscontrabili con le usanze del periodo dei Longobardi, che in quei secoli influenzarono considerevolmente la storia italiana.
Comunque Hallstein Thordson deve lottare non poco contro i pregiudizi della sua gente, per cui è essenzialmente un “delinquente”, ma, rifacendosi al diritto e alle usanze del suo popolo vuole dimostrare di essere degno di tornare tra loro. Il viaggio è iniziato...

Un'estate

"Una fattoria nella campagna irlandese, una bambina silenziosa, un padre e una madre non suoi. Claire Keegan tratteggia un lessico sentimentale dell'accoglienza e dell'amore genitoriale, in un racconto di sommessa e struggente bellezza"
Questo è quello che si legge sul retro della copertina. Un libro piccino, che si legge in un paio di orette al massimo. Io in tutta sincerità questa storia non l'ho capita. La storia è sì ambientata nella campagna irlandese, però non ho capito come mai, a causa della nascita del futuro fratellino, la protagonista sia stata affidata per un'estate a questa famiglia. E' tutto molto sfumato, tratteggiato troppo delicatamente a mio avviso. La bambina è silenziosa, ma in questi silenzi forse c'è un mondo fatto di tante domande e di tanti paragoni tra la sua vera famiglia e questa; tra quello che a casa sua poteva e non poteva fare e tutte le libertà che questa famiglia invece le concede. Finisci il libro e rimani un po' così tra il mi è piaciuto o non mi è piaciuto e il non ho capito ed il ho capito forse.

Quasi niente sbagliato - Greta Pavan

Avevo delle alte aspettative, soprattutto perché ho rivisto nella descrizione della protagonista niente meno che me stessa, con le sue stesse aspirazioni - anche io vorrei fare, un giorno, la giornalista - e con le sue stesse esperienze - anche io ho fatto qualche lavoretto senza alcuna aspettativa, pur di guadagnarmi qualche soldo, mentre fantasticavo su altro, scontenta della mia vita presente e della "noia" generale che la caratterizza, anche se in famiglia mi trovo bene, o almeno è l'unico motivo per non sentirmi completamente sola in questo mondo desolato e desolante.
Tuttavia, ne sono rimasta delusa. Non capisco infatti perché il libro ha ricevuto le lodi che gli sono state attribuite: non so dire quanto del presunto talento della giovane autrice c'è nelle pagine che ho letto, perché qualcosa mi dice che quelle frasi così precise e le caratterizzazioni dei personaggi erano troppo ben costruite per essere frutto dell'inventiva di una laureata in Comunicazione interculturale e oggi editor di professione...

La storia avrebbe anche un alto potenziale: si può dire che la narrazione in prima persona, rivolta al passato, abbia il vantaggio di darci l'illusione di leggere un diario autobiografico, entrando direttamente nella mente di una persona che potrebbe esistere veramente (ci sono i millenial che odiano la loro vita di provincia e che immaginano vite con sullo sfondo una grande metropoli, costretti a subire il giogo del precariato e di un'esistenza infelice).
Nonostante questo, i racconti non hanno niente di speciale o di sconvolgente, tranne qualche momento in cui si percepisce una lieve tensione (si verifica però solo nei momenti in cui cessa il "flusso di coscienza" e la narrazione procede per dialoghi, quindi con discorso diretto). La storia insomma non decolla mai: alla maturazione della protagonista, Margherita, non è lasciato lo stesso spazio che invece è riservato ad alcuni aneddoti riguardanti prettamente la sua infanzia e adolescenza (che comunque non hanno niente di particolare).

I capitoli si chiamano quanti gli anni che la protagonista aveva in un dato periodo (il perché di questo non si sa, ma non dà al libro niente di eccezionale), e sostanzialmente il lettore non ha il tempo sufficiente a conoscere la Margherita adulta o ad affezionarsi ad altri personaggi (si conosce solo qualche membro della famiglia - la madre, il fratello, il padre con i suoi colleghi, la nonna, la zia e suo marito - più alcuni compagni di scuola e i datori di lavoro, tutti ugualmente piatti e senza sfumature).

Bocciato.

101 storie su Milano che nessuno ti ha mai raccontato - Francesca Belotti, Gian Luca Margheriti

Aneddoti spesso misterici, vista la formazione degli autori, che titillano le curiosità pruriginose dei lettori più sprovveduti avidi di gossip. Mi ha particolarmente colpito la storia 59 perché diamo per scontate ormai le conquiste della tecnologia ma vi sono stati tempi che nemmeno Milano aveva elettricità, telefono e semafori. Mi rimane la curiosità di scoprire dove fosse la caserma San Gerolamo, sede del primo esperimento telefonico italiano.

R: Almarina - Valeria Parrella

Spunti di riflessione del Gruppo di Lettura Voci nel Parco - Biblioteca Parco Sempione

Lutto e maternità mancata di un’insegnante del carcere minorile di Nisida, Elisabetta, sfociano nella capacità di tornare ad amare grazie all’intesa con la studentessa Almarina, che dà giustamente il titolo a questo romanzo.

Chi ha avuto occasione di entrare in un carcere, ha trovato la lingua difficile, evocativa, sintetica ma capace di rendere la sensazione che si prova al momento della chiusura delle porte; per qualcuno lo stile è ruvido, il linguaggio crudo e troppo intimistico.

Accade veramente: a volte i ragazzi collocati negli istituti vengono spostati senza preavviso, generando un senso di provvisorietà negli educatori a riguardo del futuro dei ragazzi e del senso del proprio lavoro. Il libro è in questo senso un richiamo alla responsabilità sociale e alla riflessione sul peso della burocrazia di fronte alle situazioni di sofferenza e disagio.

Il libro è stato letto anche come un atto d’amore verso Napoli, con i numerosi riferimenti a luoghi particolari della città.

I diari della falena - Rachel Klein

Premetto che è il primo libro che leggo sul mondo dei vampiri. Ho girato l'ultima pagina giusto una settimana fa questo romanzo scritto da Rachel Klein. Sono pagine di diario dove la protagonista – che tra l'altro non viene scritto il nome ma se guardi la trasposizione scopri che si chiama Rebecca – scrive nero su bianco tutti i suoi pensieri, le sue paure, le sue amicizie e le giornate trascorse nel collegio del New England.

È stata una lettura molto cupa e macabra però è stata interessante.
Di chiavi di lettura ne ho trovate due. Una logica e l'altra spirituale (se si può definire tale).

Per la prima, la figura del vampiro non credo esista e sia mai esistita: o meglio sono tutte quelle paure, gioie, desideri (anche quelli più nascosti e proibiti), le trasgressioni che riversiamo in un immaginario alter-ego (nel caso di questo romanzo si tratta di Ernessa).

D'accordo, possiamo dare anche cinque minuti e credere che Ernessa Bloch sia esistita davvero, ergo, dare un'altra chiave di lettura a queste pagine di diario? Io penso di sì.
Da quando Ernessa Bloch (nuova studentessa) arriva al college e fa amicizia con le amiche della protagonista, al contrario di quest'ultima, penso che sia il diavolo che "paralizza" la sua preda e la trasporta negli inferi (ovvero la morte) eliminando che ostacola il suo cammino. Rebecca, come scritto poc'anzi è la protagonista che tiene il diario, è invece la parte del cielo e della salvezza (quindi la vita). Mano a mano che Ernessa si saziava con le vite altrui per arrivare all'unica vera preda che è la migliore amica di Rebecca, ella diventava più forte – un po' come una bilancia che pende dall'una o dall'altra parte ma non è quasi mai ferma –, Rebecca cerca di lottare e salvare la sua migliore amica ma tutti i suoi sforzi si rivelano inutili e, infine stanca, lascia che il corso del tempo faccia la sua parte.

Io dopo aver letto questo diario da settembre a maggio, mi sono posta un paio di domande.
Dato che il padre di Rebecca si è suicidato, perché creare un'altra versione di sé stessi dove viene riversata la propria ribellione e/o infelicità interna e quindi, nel 'romanzo' è la protagonista stessa che uccide la sua migliore amica (Lucy Blane)? È come se volesse colmare una mancanza. Qual è questa lacuna che negli anni addietro non ha avuto?
Anche se è una lettura cupa, è stata comunque interessante la storia non mi ha presa particolarmente.
Il motivo per il quale ho voluto leggere il libro è perché ho già visto in precedenza il film (del 2011 con Lily Cole nel ruolo di Ernessa) e, oltre a qualche differenza, l'avevo messo nella lista dei libri d leggere.