Questo è il primo libro che leggo dell'autore e ne ho apprezzato la prosa lenta, cadenzata e mai banale.
"La donna degli alberi" è un diario del tempo ritrovato, un contenitore di emozioni e sinestesie raccontate in prima persona dalla voce narrante della protagonista che voltando le spalle alla città dopo una lunga assenza decide di fare ritorno alla montagna, dandosi lo spazio di un anno per ripercorrere i passi perduti e trovare un nuovo equilibrio.
Ricucire un'anima sfilacciata non è mai un'operazione facile, soprattutto se il tempo del ricordo e il peso delle scelte mancate hanno lasciato negli anni ferite che non si sono mai rimarginate, ma chi ama la montagna e le passeggiate solitarie nei boschi sa che la natura e i suoi cicli possono essere una medicina preziosa.
Ed è così che la ricerca del sé passa attraverso l'esplorazione e il rappropriarsi di un territorio mai dimenticato, l'ascesa ad un monte che - come la consapevolezza di sé e del proprio spazio - va conquistato poco a poco, tra scivolate e passi leggeri, così che alla fine chi "ha passi" possa trovare anche una direzione, la propria.
Un libro non sempre facile, ma che sicuramente apprezzerà chi ama i dettagli impercettibili, i lunghi silenzi e l'abbraccio incondizionato della natura che nel suo continuo rinnovarsi e fluire sa manifestarsi come forza superiore, nel bene e nel male.
Consiglio di leggerlo molto lentamente, un capitolo al mese così com'è strutturato (partendo da ottobre), così da lasciar decantare meglio la prosa, seguire il ritmo della natura e della narrazione "al passo" della protagonista.