Drammone (1931) a tinte foschissime (Emma, moglie insoddisfatta che tradisce l'inadeguato marito Giovanni con lo stalliere; Giovanni, cornuto ignaro e presunto pazzo che contribuisce, insieme a Emma, alla morte della figlioletta Barbara - e quando Emma furente gli sbatte in faccia il tradimento la strangola) apprezzato, per la trama e solo per la trama, da Gadda. L'autrice giovanissima tuttavia controlla molto male i suoi strumenti espressivi e il risultato, che vorrebbe esser tragico, risulta al più melodrammatico, e assai passé. Eccessi di deliri, spunti surreali, antropomorfizzazioni del mondo naturale (alberi, monti...). Si legge ancora, sì, ma con una certa fatica. E alla fine resta l'impressione di una scrittrice che non era così imprescindibile recuperare.