Biblioteca Affori

Biblioteca Affori

La storia della villa

Villa Litta Modignani fu costruita nel 1687 da Pietro Paolo Corbella, marchese del Feudo di Affori, e venne utilizzata come residenza estiva e come luogo di ritrovo della migliore nobiltà milanese.

L'edificio storico risente degli stili tipici del periodo in cui venne realizzato, la fine del sec. XVII, quando la sontuosa architettura barocca si andava rammorbidendo nel neoclassicismo Settecentesco.



Semplice all'esterno ma sfarzosa negli interni, durante la seconda metà del ‘700 subì vari rifacimenti per mano di artisti di fama e ben presto arrivò a ricoprire un ruolo esclusivo.

Circondata da un luminoso parco, uno dei più antichi di Milano, inizialmente concepito come giardino all’italiana (verrà trasformato dal paesaggista Ercole Silva in giardino all'inglese nell'800), la villa divenne degna cornice per soggiorni di villeggiatura della migliore nobiltà in occasione di sontuosi ricevimenti.

Nel corso della seconda metà del 700 vennero realizzate importanti opere migliorative e di abbellimento: il parco fu ampliato creando un grande viale d’ingresso alla Villa, lungo circa 200 metri, delimitato da quattro filari d’alberi alla cui estremità fu posto un complesso scultoreo in stile egizio con obelischi e sfingi, come esigeva la moda dell'epoca, noto come "I Sirenei".

Il tutto permetteva l'ingresso in modo pomposo alle lussuose carrozze degli invitati al cui passaggio si apriva l'artistica cancellata in ferro battuto (ora presso Villa Clerici al Niguarda).

I "Sirenei" vissero in quegli anni il loro momento migliore".

Nel 1778, poi, fu realizzata la "Postale Comasina", importante via di collegamento tra Milano e Como, corrispondente all'attuale via Imbonati - P Rossi - Astesani - Comasina. La via, già esistente, venne ampliata, rimodernata nel tracciato e resa più "velocemente carrozzabile"; sia il viale d'ingresso alla Villa con Sirenei, sia la "Postale Comasina" vennero realizzati dal conte Ing. Francesco d'Adda, proprietario della Villa.

Con l'arrivo di Donna Teresa Litta, la sua seconda moglie, giunse anche lo sfarzo e la vita mondana. La marchesa mostrò subito doti di grande abilità nell'attirare personalità di spicco della nobiltà dell'epoca allacciando con loro amicizie e relazioni e rinsaldando, al tempo stesso, antichi vincoli di parentela con le casate più illustri.

Fu un periodo di feste, incontri e sfarzo. Donna Teresa Litta rese le sale largamente ospitali e accoglienti: la Villa si aprì a concittadini, agli italiani d'altre regioni e agli stranieri. I ricevimenti erano sontuosi e la conversazione vivace. Fu abbellita con tele, affreschi e arredi preziosi come i mobili di Giuseppe Maggiolini, caratterizzati da un intarsio sottile, giallo su bruno, con arabeschi e girali.

Non fu un caso, dunque, se la nipote di Maria Teresa d'Austria, Teresa, la figlia dell'Arciduca d'Austria Ferdinando e Beatrice Ricciarda d'Este (amici dei proprietari di casa), nel 1778, scelse proprio Villa Litta per trascorcorrere un periodo di riposo onde recuperare la salute dopo l'inserzione del vaccino. A testimonianza di questo evento possiamo leggere la targa marmorea che il Conte fece murare sotto il porticato d'ingresso, a futura memoria. La scritta è in latino e dice che la scelta fu dovuta all'amicizia e alla salubrità dell'aria.

Nel corso dell'800, tra i cambiamenti importanti che riguardarono la Villa vi fu sicuramente la realizzazione di una nuova strada di congiunzione tra l'ingresso laterale della stessa e la "Postale Comasina, il "viale Trivulzi", ora viale Affori, ad opera del Marchese Gerolamo Trivulzio, per favorire il percorso verso Milano alle carrozze che provenivano dalla Villa.

Egli provvide ad alberarlo con piante di aggiunta ai plurisecolari platani già esistenti e dei quali quello davanti al ristorante "la Pianta" di Via Astesani (aperto fin dai primi del novecento) ci è rimasto quale ultimo e significativo esemplare.

Altra opera importante che cambiò il destino di Affori fu la realizzazione, nel 1879, della linea ferroviaria che, se da un lato rappresentò una innovazione necessaria allo sviluppo del borgo e della città e un miglioramento per la vita di molti lavoratori, dall'altro spezzò in maniera violenta l'unità del parco, consegnando, nel tempo, i "Sirenei" all'oblio.

L'800 fu il secolo in cui la Villa divenne di centrale importanza nella vita politica cittadina soprattutto per il fermento culturale (e non solo..) che aveva luogo nel suo salotto e che tanto contribuì alla storia del Risorgimento.

Nel '900 scomparve, purtroppo, il fasto dei secoli precedenti e la Villa ebbe un destino ben diverso. Nel 1915 fu temporaneamente adibita a luogo di ricovero per malati affetti da turbe psichiche e solo successivamente, nel primo dopoguerra venne assegnata la manutenzione del parco a degenti alcolisti del manicomio; per questo la Villa ed il giardino saranno chiamati dagli afforesi con il nome di “la cà d'i matt” e “el giardin d'i matt”.

Successivamnte, con la seconda guerra mondiale divenne luogo di ricovero per masse di sfollati e fu spogliata dei favolosi arredi, della preziosa cancellata in ferro battuto, e delle tele che verranno collocate nei vari musei cittadini.

Nel 1962 ritrovò in parte il suo destino originale di presidio culturale ospitando l'attuale biblioteca comunale.



 Fonti consultate

S. Langè, Villa Corbella, Litta, Litta - Modignani, in AA. VV, Ville della Provincia di Milano, SISAR, Milano 1972, pp. 426-428;
L. Ripamonti, Affori mille anni di storia, La buona parola, Milano 1995;
Annoni, La Villa Litta Modignani ad Affori presso Milano in AA. VV., Ville e castelli d'Italia Lombardia e laghi, cit.;
L. Sarzi Amadè, Milano fuori di mano, Mursia, Milano 1985;
"Lo spazio, la storia, la cultura: Villa Litta ad Affori" Maria Grazia Nobile; Anno Accademico 2012/2013;