“Poesie minime visive” è un progetto che, a partire dagli strani e personali mondi dell’autore, estende e moltiplica la ricerca dedicata al rapporto tra immagine e parola, che negli anni ha avuto declinazioni diverse tra mostre, progetti fotografici e di scrittura creativa e poetica, anche con con bambini e ragazzi.
Un personale cammino alla ricerca di corrispondenze narrative tra sguardi e universi che attraversiamo, rappresentabili a loro volta da impreviste convergenze tra immagini fotografiche e una tecnica poetica come quella degli Haiku.
Convergenze che offrono la possibilità di maneggiare le due lingue in modalità prossimale, quasi osmotica: perché entrambe rarefatte e segnate dalla predominanza di assenze; perché ad entrambe è concessa la forma “grezza” senza che ne venga meno l’afflato estetico; dove è possibile l’approccio a una bellezza scevra da scontate banalità emotive e dove le scritture (di luce e di inchiostro) possono evitarsi inutili e didascalici sillogismi.
Il percorso è composto da 25 immagini, ciascuna accompagnata da un Haiku, in una cifra estetica di “Street Photography&Poetry”, dove i due elementi narrativi - fotografia e poesia - sono indissolubili e non leggibili singolarmente, pena lo smarrimento della ricchezza e potenza espressiva della narrazione.
Sono nato a Milano in Darsena quando questa era ancora periferia di migranti. Ma poi la Darsena è diventata Centro e allora ho pensato bene di spostarmi verso altre periferie, finendo a Rozzano.
Sono bibliotecario per caso in un vecchio mulino e non-fotografo per vocazione, probabilmente da quella volta che mi capitò in mano la vecchia Comet di mia mamma (ma non è che ne sono proprio certo).
A volte parto dalla mia strana biblioteca per ragazzi alla ricerca di storie e sogni, tra montagne, libri per bambini e ragazzi, fumetti, musica, cinema. E dopo averne fatto incetta mi capita persino di sentire l’esigenza di mettere in fila tutte le tracce dei mondi incrociati e narrarle, cercando segni adeguati per tradurre e organizzare il mio confuso immaginario, e metterlo a disposizione di chi, per caso o di sua sponte, incontrerà i miei (im)possibili universi.
giuseppebartorilla.it