Biblioteca Gallaratese

Gruppo di Lettura

 

 

E' lo storico Gruppo di Lettura (GdL) della biblioteca Gallaratese, da anni presenza fissa nel nostro calendario, condotto con passione e competenza da Luisa.

Il gruppo è numeroso, affiatato ed in continuo aumento. Ma anche attivo! Recentemente ha aderito ad un interessante progetto di condivisione delle letture con un gruppo di detenuti del carcere di Bollate e la sua vitalità è stata notata dal Premio Brancati 2018 che l'ha voluto nella sua prestigiosa giuria.

Ci si ritrova ogni due mesi, comodi in una saletta riservata, nel tardo pomeriggio, solitamente alle 17:30. 

 

CONTATTI:

Al momento le iscrizioni sono chiuse ma è sempre possibile chiedere informazioni al numero 02 884 64 270 oppure scrivendo una mail all'indirizzo c.bibliogallaratese@comune.milano.it

I LIBRI CHE ABBIAMO LETTO...

Vedi i titoli letti dal 2012 al 2015

COMMENTI ALL'ULTIMO LIBRO LETTO

Tematiche: Coraggio delle donne, capacità di abnegazione di contadine umili ma forti e pronte a sacrificarsi per aiutare i soldati al fronte, vivono solo nel presente perché la guerra ha tolto loro il futuro, partecipazione femminile al conflitto, compassione per il nemico visto come un essere umano e non come dispensatore di morte. Ben riuscita l’amicizia tra Agata e Lucia che prima di morire salva Agata urlando: Io lo sapevo, portate anche me davanti al tribunale militare di guerra. Riconciliazione finale tra Austria e Italia quando ragazzi austriaci scendono a soccorrere i terremotati friulani.
Pregi: Stile fluido e scorrevole senza sbavature. Delicata la storia dell’amore platonico fra il capitano Colmar ed Agata. Capacità della Tuti di immaginare la vita di Ismar sotto il disciplinato Impero austriaco e sua bravura nel narrare con imparzialità la guerra italo-austriaca comprendendo le motivazioni sociali e politiche delle due nazioni senza mai parteggiare per l’una o l’altra parte

Questo libro mi ha fatto conoscere una realtà sconosciuta della prima Guerra Mondiale, quella delle "portatrici": più di duemila donne che, con coraggio, abnegazione, resilienza misero a rischio la propria vita per portare beni di prima necessità ai soldati al fronte sulle montagne della Carnia; trasportarono persino salme di caduti a valle e li seppellirono! Una storia vera, fatta di personaggi forti, generosi, credibili che fa pensare alla guerra "sempre e solo come a una disgrazia", che mi ha coinvolta e commossa: ha lasciato dolore e lutto nella mia famiglia: mio suocero era invalido della "Grande Guerra" e il padre di mia madre, a soli 32 anni, vi perse la vita.

Il libro mi è piaciuto nel complesso, anche se l'autrice in alcuni punti usa un modo di scrivere un po' ostico. L'idea cardine è quella di ricordare queste giovani donne che salivano quasi tutti i giorni le montagne dove c'era il fronte, a rischio e pericolo della propria vita. Le portatrici carniche sono rimaste nel cuore dei friulani. Dopo 80 anni lo Stato italiano ha riconosciuto il valore militare di una donna Maria Plozner Mentil, (una sola?) consegnando ai parenti la medagli d'oro alla memoria. L'autrice si è documentata e ha consultato molti libri e persone; la storia di Agata e Ismar è un po' rocambolesca, specie all'inizio; la lettera del Comando austriaco ad Agata mi ha fatto piangere.

Romanzo meritevole per aver fatto conoscere al grande pubblico la storia delle Portatrici delle Alpi Carniche, il loro coraggio, la fatica e sofferenze patite durante la Prima Guerra mondiale sulla linea del fronte. Seppure non rientra nella definizione di romanzo storico, alcuni personaggi a cominciare da Lucia (Maria Plozner Mentil, madre di 4 figli, anima del gruppo delle Portatrici, ammazzata da un cecchino nel 1916) al comandante Colman e alcuni eventi narrati si ispirano a persone e a fatti reali. Non mi hanno convinto molto alcuni passaggi poco realistici come il rapporto amichevole e paritario che si crea tra Agata e Il comandante Colman o il Dott.Janes, così come trovo incredibile (anche se vero) che una volta ucciso Colman venga elogiato e celebrato dagli austriaci per il suo valore, attraverso una lettera indirizzata ad una Portatrice. La storia è narrata da Agata, un bel personaggio ( figlia di un artigiano analfabeta in fin di vita e di una maestra già defunta),coraggiosa, determinata, instancabile, di poche parole ma sempre efficaci, la più istruita del gruppo, che diventa la portavoce delle Portatrici con i militari del fronte. Agata è consapevole dell'assurdità e insensatezza della guerra anche se sostiene il fronte italiano; nutre dubbi su concetti come l'onore e la gerarchia, mal sopporta gli inni alla guerra (La guerra è disgrazia!) e la retorica della guerra raccontata come avanzata trionfale di eroi. Si sente vicina ai soldati italiani al fronte , ma non meno ai soldati nemici, i diavoli bianchi. Trovo efficace l'apparizione di Ismar, soldato austriaco che si ritrova sul confine italiano, attraverso il suo personaggio l'autrice racconta il punto di vista del nemico, sull'esercito italiano, sulla guerra, i suoi sensi di colpa per aver ucciso, i suoi sogni. Questo racconto di una guerra avvenuta più di un secolo fa non può non riportarci alle guerre attuali; stessi meccanismi, stessa irrazionalità, stessi effetti collaterali sulla popolazione: "fame, febbri, privazioni".

 

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