Se durasse la metà, e se non si rivolgesse al lettore come a un minus habens, poteva venire fuori un grande racconto allegorico. Invece la storia dei due bambini (fratello e sorellina) che si perdono nella neve in alta montagna la vigilia di Natale e, passando la notte in una cavità del ghiacciaio hanno una sorta di visione mistica, viene strattonata dall'autore per farne una vicenda realistica, con descrizioni e spiegazioni lunghe, lunghe, lunghe - il risultato è irrisolto: l'Ottocento minore, o minimo, riguarda certo gli studiosi, ma risulta stopposo al gusto. Il cristallo di rocca è un tipo di quarzo, ma il titolo allude al ghiaccio - forse con un'ulteriore allusione alle qualità "magiche" tradizionalmente attribuite al minerale? Mah, questa dimensione tra fiabesca ed esoterica meritava ben altro trattamento.
Drammone (1931) a tinte foschissime (Emma, moglie insoddisfatta che tradisce l'inadeguato marito Giovanni con lo stalliere; Giovanni, cornuto ignaro e presunto pazzo che contribuisce, insieme a Emma, alla morte della figlioletta Barbara - e quando Emma furente gli sbatte in faccia il tradimento la strangola) apprezzato, per la trama e solo per la trama, da Gadda. L'autrice giovanissima tuttavia controlla molto male i suoi strumenti espressivi e il risultato, che vorrebbe esser tragico, risulta al più melodrammatico, e assai passé. Eccessi di deliri, spunti surreali, antropomorfizzazioni del mondo naturale (alberi, monti...). Si legge ancora, sì, ma con una certa fatica. E alla fine resta l'impressione di una scrittrice che non era così imprescindibile recuperare.
Saggio molto utile alla migliore comprensione del Pasticciaccio - sia per i rimandi puntuali alle teorie freudiane, sia per il richiamo di due passi decisivi di Dostoevskij (la morte di Lizaveta in Delitto e Castrigo, affiancata a quella di Liliana Balducci, e la descrizione di Grusenka nei Karamazov, confrontata con quella di Assunta nell'ultima pagina del romanzo di Gadda). Molto belle anche le pagine sulla simbologia dei gioielli e degli anelli in particolare (con rimandi a due novelle gaddiane: La gazza ladra e Socer generque).
Mi sarebbe piaciuto trovare un'analisi del sogno del Pestalozzi (cap. 8), che invece è solo accennata - ma forse è giusto così: "messo t'ho innanzi, omai per te ti ciba".
Consigliatomi da un amico scrittore, ho trovato il libro molto interessante: struttura complessa, alla Yeoshua - niente di rivoluzionario, ma originale e ben congegnata; scrittura sempre interessante, e temi di straordinaria attualità. Da consigliare.
Ne avevo sentito parlare in toni molto elogiativi. Mi è sembrata una buona storia, sul tema forse troppo sfruttato dei due fratelli (qui maschio e femmina) che crescendo si allontanano. Bellissimo finale, ma nel complesso si può definire onesta. Voto sei e mezzo.
Molto interessante il primo dei 4 saggi che compongono il volume, dove si racconta la visita dell'autore ad Auschwitz. Gli altri sono insignificanti, soprattutto il secondo su Dante è dilettantesco, pieno di fraintendimenti, anche della lettera del poema - vale solo come testimonianza di un interesse che anima il progetto dell'Istruttoria.
Il saggio che dà il titolo al libro è uno dei più illuminanti che io abbia letto su Guerra e pace e in particolare sulla filosofia della storia di Tolstoj. Molto interessante anche il resto del volume, che ricostruisce il mondo culturale russo dell'Ottocento, ma quello su Tolstoj è davvero un gioiello irrinunciabile.
Testo di fondamentale importanza. Consigliatissimo - anche se, a mio avviso, l'autore si ferma un passo prima delle conclusioni a cui la storia invita: come il Verri delle Riflessioni sulla tortura, anche per Ginzburg si attende un Manzoni che ricavi da questa terribile vicenda qualcosa di più della denuncia di un errore giudiziario, una riflessione (lo dico un po' brutalmente) sull'impossibilità della giustizia umana. In fondo, la vera domanda è: com'è possibile che la parole di uno squilibrato (Marino, secondo quel che si evince dal testo) abbiano portato i giudici a condannare tre innocenti? E violentare la logica (e la sintassi)? Com'è possibile che il sistema giudiziario non abbia antidoti alla stupidità del singolo? Il paragone con i processi per stregoneria avrebbe potuto sollevare questo tipo di riflessioni, secondo me.
Molto interessante la storia della protagonista, e ben ricostruita, per quanto posso capire. Ma la scrittura è davvero mediocre e ha compromesso il piacere della lettura.
Dopo il bellissimo "Tutto chiede salvezza", questo libro mi ha confermato Mencarelli come un grande scrittore. La storia del protagonista "maledetto" che si riscatta lavorando in un ospedale per bambini e scopre così la sua vocazione di poeta poteva diventare un pippone sentimentale, invece Mencarelli ne fa un gioiello. La sua scrittura è un miracolo di equilibrio che meriterebbe un'analisi approfondita per la capacità di unire una grande elaborazione formale alla verità e alla freschezza del resoconto in presa diretta. Un autore da approfondire il più possibile. E da proporre agli adolescenti per farli innamorare della grande letteratura.
Il miglior romanzo italiano che leggo da molti mesi a questa parte. Mencarelli è uno scrittore da seguire, il suo autobiografismo viscerale non deve ingannare, dietro a queste pagine c'è un enorme lavoro di elaborazione - penso al ritmo dei capitoli, alla qualità della scrittura. Una carica umana davvero straordinaria, che ti coinvolge mente e cuore.
Mi aspettavo molto da un'idea geniale come quella di fare di Pinocchio una sorta di amico immaginario del povero Geppetto. L'autore ha una scrittura ottima, ma inserisce un elemento che a mio avviso toglie intensità alla storia - l'inverosimile e crudelissima beffa che i paesani giocano a Geppetto, facendogli credere che il suo burattino sia vivo. Risultato pieno di forzature - e la voce narrante non sa bene dove collocarsi. Su Pinocchio il libro di riferimento resta Manganelli.
Ultime recensioni inserite
Cristallo di rocca - Adalbert Stifter
Se durasse la metà, e se non si rivolgesse al lettore come a un minus habens, poteva venire fuori un grande racconto allegorico. Invece la storia dei due bambini (fratello e sorellina) che si perdono nella neve in alta montagna la vigilia di Natale e, passando la notte in una cavità del ghiacciaio hanno una sorta di visione mistica, viene strattonata dall'autore per farne una vicenda realistica, con descrizioni e spiegazioni lunghe, lunghe, lunghe - il risultato è irrisolto: l'Ottocento minore, o minimo, riguarda certo gli studiosi, ma risulta stopposo al gusto. Il cristallo di rocca è un tipo di quarzo, ma il titolo allude al ghiaccio - forse con un'ulteriore allusione alle qualità "magiche" tradizionalmente attribuite al minerale? Mah, questa dimensione tra fiabesca ed esoterica meritava ben altro trattamento.
Monte Ignoso - Paola Masino
Drammone (1931) a tinte foschissime (Emma, moglie insoddisfatta che tradisce l'inadeguato marito Giovanni con lo stalliere; Giovanni, cornuto ignaro e presunto pazzo che contribuisce, insieme a Emma, alla morte della figlioletta Barbara - e quando Emma furente gli sbatte in faccia il tradimento la strangola) apprezzato, per la trama e solo per la trama, da Gadda. L'autrice giovanissima tuttavia controlla molto male i suoi strumenti espressivi e il risultato, che vorrebbe esser tragico, risulta al più melodrammatico, e assai passé. Eccessi di deliri, spunti surreali, antropomorfizzazioni del mondo naturale (alberi, monti...). Si legge ancora, sì, ma con una certa fatica. E alla fine resta l'impressione di una scrittrice che non era così imprescindibile recuperare.
L'arte del romanzo - Milan Kundera
Raccomando il primo saggio e il quinto, quello su Kafka. Gli altri sono perdibili, questi due mi sembrano invece eccellenti.
La più semplice macchina - Ferdinando Amigoni
Saggio molto utile alla migliore comprensione del Pasticciaccio - sia per i rimandi puntuali alle teorie freudiane, sia per il richiamo di due passi decisivi di Dostoevskij (la morte di Lizaveta in Delitto e Castrigo, affiancata a quella di Liliana Balducci, e la descrizione di Grusenka nei Karamazov, confrontata con quella di Assunta nell'ultima pagina del romanzo di Gadda). Molto belle anche le pagine sulla simbologia dei gioielli e degli anelli in particolare (con rimandi a due novelle gaddiane: La gazza ladra e Socer generque).
Mi sarebbe piaciuto trovare un'analisi del sogno del Pestalozzi (cap. 8), che invece è solo accennata - ma forse è giusto così: "messo t'ho innanzi, omai per te ti ciba".
Trust - Hernan Diaz
Consigliatomi da un amico scrittore, ho trovato il libro molto interessante: struttura complessa, alla Yeoshua - niente di rivoluzionario, ma originale e ben congegnata; scrittura sempre interessante, e temi di straordinaria attualità. Da consigliare.
Il puma - Jean Stafford
Ne avevo sentito parlare in toni molto elogiativi. Mi è sembrata una buona storia, sul tema forse troppo sfruttato dei due fratelli (qui maschio e femmina) che crescendo si allontanano. Bellissimo finale, ma nel complesso si può definire onesta. Voto sei e mezzo.
Inferni - Peter Weiss
Molto interessante il primo dei 4 saggi che compongono il volume, dove si racconta la visita dell'autore ad Auschwitz. Gli altri sono insignificanti, soprattutto il secondo su Dante è dilettantesco, pieno di fraintendimenti, anche della lettera del poema - vale solo come testimonianza di un interesse che anima il progetto dell'Istruttoria.
Il riccio e la volpe e altri saggi - Isaiah Berlin
Il saggio che dà il titolo al libro è uno dei più illuminanti che io abbia letto su Guerra e pace e in particolare sulla filosofia della storia di Tolstoj. Molto interessante anche il resto del volume, che ricostruisce il mondo culturale russo dell'Ottocento, ma quello su Tolstoj è davvero un gioiello irrinunciabile.
Il giudice e lo storico - Carlo Ginzburg
Testo di fondamentale importanza. Consigliatissimo - anche se, a mio avviso, l'autore si ferma un passo prima delle conclusioni a cui la storia invita: come il Verri delle Riflessioni sulla tortura, anche per Ginzburg si attende un Manzoni che ricavi da questa terribile vicenda qualcosa di più della denuncia di un errore giudiziario, una riflessione (lo dico un po' brutalmente) sull'impossibilità della giustizia umana. In fondo, la vera domanda è: com'è possibile che la parole di uno squilibrato (Marino, secondo quel che si evince dal testo) abbiano portato i giudici a condannare tre innocenti? E violentare la logica (e la sintassi)? Com'è possibile che il sistema giudiziario non abbia antidoti alla stupidità del singolo? Il paragone con i processi per stregoneria avrebbe potuto sollevare questo tipo di riflessioni, secondo me.
R: L'architettrice - Melania G. Mazzucco
Molto interessante la storia della protagonista, e ben ricostruita, per quanto posso capire. Ma la scrittura è davvero mediocre e ha compromesso il piacere della lettura.
Il giardino di mezzanotte - Philippa Pearce
Inizio lento, ma poi prende slancio e cattura, fino allo splendido finale. Non solo per ragazzi.
R: La casa degli sguardi - Daniele Mencarelli
Dopo il bellissimo "Tutto chiede salvezza", questo libro mi ha confermato Mencarelli come un grande scrittore. La storia del protagonista "maledetto" che si riscatta lavorando in un ospedale per bambini e scopre così la sua vocazione di poeta poteva diventare un pippone sentimentale, invece Mencarelli ne fa un gioiello. La sua scrittura è un miracolo di equilibrio che meriterebbe un'analisi approfondita per la capacità di unire una grande elaborazione formale alla verità e alla freschezza del resoconto in presa diretta. Un autore da approfondire il più possibile. E da proporre agli adolescenti per farli innamorare della grande letteratura.
R: Tutto chiede salvezza - Daniele Mencarelli
Il miglior romanzo italiano che leggo da molti mesi a questa parte. Mencarelli è uno scrittore da seguire, il suo autobiografismo viscerale non deve ingannare, dietro a queste pagine c'è un enorme lavoro di elaborazione - penso al ritmo dei capitoli, alla qualità della scrittura. Una carica umana davvero straordinaria, che ti coinvolge mente e cuore.
Come funzionano i romanzi - James Wood
Libro assai utile, scritto con tono divulgativo, ma in realtà prezioso anche per chi scrive o tiene corsi di scrittura. Lo raccomando.
Mastro Geppetto - Fabio Stassi
Mi aspettavo molto da un'idea geniale come quella di fare di Pinocchio una sorta di amico immaginario del povero Geppetto. L'autore ha una scrittura ottima, ma inserisce un elemento che a mio avviso toglie intensità alla storia - l'inverosimile e crudelissima beffa che i paesani giocano a Geppetto, facendogli credere che il suo burattino sia vivo. Risultato pieno di forzature - e la voce narrante non sa bene dove collocarsi. Su Pinocchio il libro di riferimento resta Manganelli.